L’accordo è stato raggiunto e annunciato. Ieri. Se n’è parlato in tutto il mondo: in ballo ci sono 60 milioni di euro che Google corrisponderà agli editori francesi.
Apparentemente contenti, loro. Da par suo Eric Schmidt, direttore esecutivo di Google, sa di aver messo a segno un punto non da poco: Big G accompagnerà i giornali francesi verso un processo di digitalizzazione legato a doppio filo con AdSense e non tutto l’ecosistema pubblicitario di Mountain View. A conti fatti, negli USA sono usciti da una vicenda spinosa con classe ed esperienza. Incassando le sfuriate dei francesi, facendoli contenti coi numeri e ampliando il proprio dominio in termini di advertising.
Ne hanno parlato, dando alla notizia un taglio interessante, su Panorama e su Il Post.
Chi attende e vuole un accordo tra editori e motori di ricerca, è la Germania. Dalla quale ieri sono giunte reazioni subito dopo l’accordo raggiunto in terra francese.
L’Associazione Nazionale degli Editori (BDZV) ha sottolineato alcuni elementi positivi dell’accordo. “È corretto stabilire e riconoscere che l’aggregazione di contenuti da terze parti è vista, in questo accordo, come un modello di business che ha dunque un costo”, ha detto Anja Pasquay, portavoce della BDZV.
Un elemento di disaccordo è stato individuato, tuttavia. “La soluzione francese fa riferimento solamente a Google, mentre i nostri editori fanno riferimento a tutti gli altri aggregatori che operano nello stesso modo”, spiegano dalla Germania.
È dunque verso un provvedimento a 360° che intende muoversi il Governo tedesco. Questo vorrà dire sedersi ugualmente attorno a un tavolo con Google? Oppure individuare una legge che valga per tutti, senza negoziare col gigante americano? Il dubbio è sollevato. Una nuova questione si è aperta, a Mountain View.