Dopo la Germania, la Francia e dopo i pallidi tentativi italiani, ora anche Israele si mette in fila e punta, famelica, Google. A quanto si apprende dal Financial Times, il parlamento locale starebbe lavorando ad un nuovo disegno di legge attraverso il quale imporre a Big G una tassa del 7% sugli introiti pubblicitari provenienti dal portale israeliano, con l’obiettivo di sostenere gli editori del proprio paese.
L’iniziativa non è diretta, almeno formalmente, alla sola società di Mountain View. Come avvenuto nelle altre nazioni che hanno intrapreso una strada del genere, il dito è puntato verso i motori di ricerca. Cioè, di fatto, Google. Tant’è che la proposta ha già preso il nome di “Legge Google” all’interno dei confini nazionali e sulla stampa di tutto il mondo.
C’è da dire come, in qualche modo e con accordi di svariato genere – anche a proprio vantaggio, come in Francia -, Schmidt e colleghi siano sempre riusciti a evitare di sottostare a tassazioni legate al mondo dell’editoria.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, predica cautela attorno al disegno di legge, con l’intento di salvaguardare un settore, quello della tecnologia, in forte crescita in Israele. Certo è che Google, col suo strapotere e la sua forza economica, faccia gola ai Governi di tutto il mondo. L’Europa aveva già paventato l’opportunità di una “offensiva” congiunta nei confronti della società statunitense. Per ora, comunque, ancora nulla.