La Francia è terra di problemi e questioni da risolvere per le grandi aziende della tecnologia mondiale.
Google, tanto per intenderci, ha trovato nelle settimane scorse un accordo con gli editori francesi. Ed ha in sospeso una questione con Orange.
Stavolta, però, tocca a Skype. Il noto software per le chiamate online – di cui Microsoft è proprietaria -, è stato contestato dalla ARCEP (Autorité de Régulation des Communications Électroniques et des Postes). L’autorità francese, infatti, sostiene con fermezza che il programma opererebbe al pari di un qualsiasi operatore telefonico, proponendo accordi e contratti commerciali simili.
C’è di più. La magistratura francese ha avviato un’indagine, su disposizione della stessa ARCEP, per verificare la correttezza dei comportamenti di Skype. In quanto operatore telefonico a tutti gli effetti, la società dovrebbe garantire ai suoi utenti l’effettuazione delle chiamate di emergenza, oltre a mettere a disposizione delle forze dell’ordine una serie di strumenti, direttamente accessibili, per l’avvio di attività di intercettazione.
Da Skype hanno subito risposto, specificando di non poter essere equiparati ad una normale azienda di telefonia.
“Continueremo comunque a collaborare con ARCEP in maniera costruttiva cercando di trovare un accordo che permetta agli utenti, indipendentemente dalla loro località di residenza, di continuare ad utilizzare Skype così come è oggi conosciuto”.
L’impressione, tuttavia, è che si sia aperto un nuovo fronte di dibattito tra la Francia e la tecnologia mondiale. Ora tocca a Skype.