“La nostra società ha fatto tutto ciò che è previsto dalla legge, per pagare la giusta quantità di tasse”. Lui è Eric Schmidt, il Presidente Esecutivo di Google. Che difende, su BBC News, la sua azienda all’interno del dibattito nato nel Regno Unito, a proposito delle regime fiscale riservato alle grandi aziende, a quella di Mountain View in testa: agevolato, troppo. Forse fuori dalla legge, per qualcuno.
Schmidt invoca la calma. Tutto legale. I commercialisti non sbagliano, a Mountain View. “È il Governo britannico a dover cambiare il regime fiscale se vuole far pagare alle aziende più tasse”. Google, tanto per dirne una, ha versato nelle casse made in UK circa dieci milioni di sterline tra il 2006 e il 2011. Stiamo parlando di Google, sia chiaro.
“Quello che stiamo facendo è tutto legale. Sono piuttosto perplesso circa il dibattito che si è creato, perché noi non consideriamo le tasse come qualcosa di facoltativo…”, scherza sempre il Presidente Esecutivo della società americana. “Non c’è da dibattere: paghi le tasse e basta”. Nessun dubbio, allora, sulla posizione di Big G. Del resto a Mountain View sono bravi, da sempre, a negare e contrattaccare. Col sorriso.
“Se ci saranno cambiamenti nel sistema fiscale britannico, ci adegueremo. Se le tasse saliranno, ne pagheremo di più. Se scenderanno, ne pagheremo di meno. Questo è una decisione del Governo britannico”. Provate a contraddirlo. E allora lo Stato si prepara a correre ai ripari: Margaret Hodge, capo della Commissione Parlamentare per i Conti Pubblici, ha già suggerito la creazione di un apposito comitato che controlli la posizione fiscale delle grandi aziende che operano sul territorio UK.
Google, intanto, continuerà a passare dall’Irlanda per mettere a disposizione i propri servizi in Europa.