In ben undici delle fabbriche di fornitori ai quali Apple s’appoggia, per la costruzione dei suoi devices, lavoravano bambini e in generale venivano impiegati dai minorenni. Il dato, inquietante, emerge dal Rapporto di Responsabilità relativo al 2012 e realizzato proprio dall’azienda di Cupertino: sono 106 i casi individuati di bambini sfruttati all’interno delle fabbriche dei fornitori. E tutto, a distanza di pochi mesi dallo scandalo legato alle condizioni di lavoro dei dipendenti in Foxconn.
Apple ha comunicato attraverso il Financial Times, al tempo stesso, di essere intervenuta direttamente sul caso.
Il gigante americano si è mosso, facendo sì che nessuno di questi bambini ora risulti nuovamente impiegato nel processo produttivo di iPhone, iPad e quant’altro. Questo, fa sapere l’azienda, è stato possibile grazie alla collaborazione “con i vari fornitori per smascherare i documenti falsi di cui i ragazzi erano muniti”. E ancora: “se scopriamo che i nostri fornitori impiegano bambini, chiediamo azioni correttive immediate”. Ci mancherebbe.
Caso-limite, quello dell’interruzione dei rapporti con uno dei fornitori, in cui erano stati individuati addirittura 75 dei 106 casi totali. Quasi tutti i ragazzi avevano meno di sedici anni. Una vera e propria piaga, quella del lavoro minorile, da tempo irrisolta e costantemente presente negli stabilimenti che fanno capo, di fatto, ai grandi gruppi aziendali. Apple, come detto, ha interrotto i rapporti commerciali con uno dei fornitori, precisando come “il nostro approccio al lavoro minorile è chiaro: non lo tolleriamo e stiamo lavorando affinché venga sradicato dalla nostra industria”.