La Sentenza che Equipara la Diffamazione tra Social Network e Stampa


La sentenza: diffamazione su Facebook equiparata “sotto il profilo sanzionatorio alla diffamazione commessa con il mezzo della stampa”
Lo ha stabilito il Tribunale di Livorno, condannando una 27enne che aveva diffamato il proprio titolare sul social network

Altro giorno, altra sentenza. Si parla sempre di web, dopo il caso di Massimiliano Tonelli, il blogger condannato a nove mesi di carcere e 20mila euro di risarcimento danni. La storia intera, l’abbiamo raccontata ieri.

Oggi la faccenda riguarda i Social Network e passa per il Tribunale di Livorno. E per una 27enne, Rossella Malanima. Licenziata dal centro estetico in cui lavorava, la giovane ha pubblicato, su Facebook, affermazioni offensive contro l’azienda e l’ex datore di lavoro. Non ha risparmiato nemmeno le origini dell’uomo, albanese, tirando in ballo anche frasi di natura razzista. Non proprio una bella storia, ecco.

Qui la decisione del Tribunale. L’insulto su Facebook o sui Social Network, più in generale, può essere considerato “un delitto di diffamazione aggravato dall’aver arrecato l’offesa con un mezzo di pubblicità” equiparato “sotto il profilo sanzionatorio alla diffamazione commessa con il mezzo della stampa”. Tutti editori, tutti sanzionabili. Perché se compare sulle piattaforme online, il discorso diventa pubblico. Come sui giornali. Questo il metro utilizzato dai giudici.

Tutto gira attorno a un numero, a una legge: articolo 595, terzo comma del Codice Penale. In cui si dice che il reato di diffamazione va punito con maggiore severità, nel caso in cui l’offesa sia recata con il mezzo della stampa, così come attraverso “qualsiasi altro mezzo di pubblicità”. Eccoli, i Social Network. Qualsiasi altro mezzo di pubblicità.

Quanto basta per pagare una multa di mille euro.

Perché, spiega la sentenza, una “comunicazione con più persone alla luce del cennato carattere pubblico dello spazio virtuale in cui si diffonde la manifestazione del pensiero del partecipante che entra in relazione con un numero potenzialmente indeterminato di partecipanti e quindi la Conoscenza da parte di più persone e la possibile sua incontrollata diffusione”.

Parentesi, veloce.

“Una grandissima vittoria contro gli insulti e la maleducazione che stanno invadendo i social network e ledono la privacy”, ha commentato, in merito, la giornalista di Rai Sport, Paola Ferrari. Lei, che in estate era stata al centro di polemiche per alcuni messaggi ricevuti, durante la trasmissione “Stadio Europa”, su Twitter. “Da tempo sto portando avanti la mia battaglia contro i social network”, ha detto. Esagerando, probabilmente. Giusto regolamentare, giusto stabilire dei limiti. Ma i social network, come tutte le altre cose: ci sono i buoni, i meno buoni, i cattivi.

I Social Network come la stampa, dunque. Siete d’accordo?

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