Il Blogger italiano condannato per Istigazione


Lui è Massimiliano Tonelli. Giornalista. Blogger, in questa occasione. Condannato a nove mesi di carcere, sospesi con la condizionale. A cui sommare 20mila euro di risarcimento danni.

La colpa? Cartellopoli.net, un blog fondato per denunciare la faccenda dei cartelloni pubblicitari abusivi a Roma. C’è stata battaglia legale, c’è stata la condanna. Che risolleva il problema: fino a che punto un blogger è responsabile dei contenuti dei quali è autore? Materia delicata, materia irrisolta. Tant’è che Tonelli, il blogger, lo hanno condannato sul serio. Con ben poca delicatezza.

Eppure il fatto, quello dei cartelloni pubblicitari abusivi, un po’ in tutta la Capitale, c’è davvero. Esiste ed è irrisolto. Dal 2010. Da quando, cioè, Tonelli ha cominciato la sua battaglia. Nel mezzo c’è stato anche il sequestro del portale, richiesto da una delle aziende coinvolte nello scandalo. Il motivo: “gravi indizi di incitazione al reato”, secondo il Tribunale di Roma. Ovvero? “Alcuni cittadini erano intervenuti su alcuni cartelloni non perché esasperati da una situazione fuori controllo e unica al mondo, ma perché istigati dal blog Cartellopoli”, scrive lo stesso Tonelli.

Non è una testata giornalistica, è un blog. Le cose cambiano. Eppure, secondo l’avvocato della D.D.N. Srl, l’azienda che ha chiamato in causa blogger e blog, “ha spiegato che sono i cittadini (istigati dal blog Cartellopoli, e come ti sbagli) ad aver “devastato” (testuale) la città”. È evidente che, aldilà della differenza reale tra blog e testata giornalistica, il blogger ha pagato. Pesantemente.

Su Twitter, è chiaro, tutti dalla parte di Tonelli. Della serie: denunciare qualcosa di illegale, farlo online, è reato. Nel Bel Paese.

“Attenderemo la pubblicazione delle motivazioni, faremo appello e sicuramente verremo risarciti di questa sentenza ingiusta, ma nonostante ciò dobbiamo celebrare una giornata triste e buia per questa città, purtroppo non è la prima, purtroppo non sarà l’ultima. Che dire, stiamoci vicini…”, conclude sempre Tonelli. Blogger, un mestiere pericoloso.

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